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Le elezioni legislative russe hanno legittimato una volta di più il potere del presidente Vladimir Putin e del suo partito, Russia Unita, seppure in calo e con una forte astensione, e hanno affermato la sua stretta su internet e sulle compagnie del digitale. Se a piegarsi per primi di fronte al volere delle autorità russe sono stati colossi come Google e Apple, durante il voto del 17-19 settembre anche Telegram ha temporaneamente bloccato tutti i chatbot del leader dell’opposizione russa, Alexei Navalny, ora in carcere, che aiutavano gli elettori a orientarsi nel voto.
Il fondatore di Telegram, Pavel Durov, ha affermato venerdì che Telegram avrebbe obbedito alla norma che...