Wired Italia Uno dei post più visti su Facebook negli Stati Uniti metteva in dubbio i vaccini

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Foto via Unsplash

Facebook alla fine ha rilasciato pubblicamente il suo report sui post più visti sulla piattaforma negli Stati Uniti nei primi tre mesi dell’anno. Il documento era stato accantonato perché metteva in cattiva luce la stessa azienda, secondo quanto ha scritto per primo il New York Times. Il gigante dei social aveva invece scelto di pubblicare un’analisi dei tre mesi successivi, nei quali cui i 20 post più visti avevano contenuti frivoli e non di stampo politico.

Dopo queste premesse il risultato del report tenuto nascosto non sorprende: l’articolo più visto su Facebook nel primo quarto del 2021 instillava dubbi sulla pericolosità dei vaccini contro Covid-19. La notizia virale suggeriva che la morte di un medico in Florida potesse essere collegata all’iniezione fatta due settimane prima.

L’articolo era stata poi aggiornato con il parere del medico legale secondo cui non c’erano prove sufficienti per legare la morte del dottore al vaccino. Il link è stato visto comunque 54 milioni di volte.

Facebook ha condiviso il rapporto solo dopo che il New York Times – che l’aveva visto in anteprima – ha pubblicato la storia. Un portavoce della società ha dichiarato che Facebook aveva comunque preso in considerazione “l’idea di rendere pubblico il rapporto in precedenza ma dal momento che sapeva che “avrebbe attirato l’attenzione, esattamente come abbiamo visto questa settimana, c’erano delle correzioni al sistema che volevamo apportare”. Secondo Facebook, queste correzioni includono la gestione dei bug in alcune delle query su cui si basava il rapporto.

Andy Stone, direttore delle politiche di comunicazione di Facebook, ha spiegato su Twitter che le critiche all’azienda sono legittime ma che questa vicenda spiega come sia difficile definire cosa sia disinformazione e cosa non lo sia.

Oltre al caso specifico c’è però un’altra considerazione che si può fare. Entrambi i rapporti trimestrali si concentrano comunque su ciò che è più visto negli Stati Uniti, piuttosto che su ciò che attira l’attenzione attraverso i “mi piace”, i commenti e le condivisioni. In questo modo loro risultati, scrive la Bbc, “dipingono un quadro diverso rispetto ai dati raccolti da ricercatori e giornalisti con Crowdtangle, ovvero lo strumento di misurazione del coinvolgimento di Facebook, che suggerisce come i contenuti politici di destra siano dominanti sulla piattaforma. Uno strumento, guarda caso, che sembra Facebook stia progressivamente abbandonando.

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