Wired Italia LinkedIn ha subito un’altra perdita di dati dei suoi utenti

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LinkedIn dati utenti

(foto: Unsplash)

Per la terza volta in quattro mesi LinkedIn ha subito uno scraping dei dati dei suoi utenti che sono stati presi dal noto social e messi in vendita online. Un archivio di dati raccolti da centinaia di milioni di profili di LinkedIn è infatti apparso di nuovo in questi giorni su un forum di hacker.

L’autore del post su questo forum ha affermato di vendere informazioni raccolte da 600 milioni di utenti di LinkedIn. Il venditore sostiene, inoltre, che questi dati sono nuovi e migliori di quelli raccolti le precedenti volte.

Secondo gli esempi caricati da questa persona, l’ultima estrazione di dati include il nome, gli indirizzi email, i collegamenti ai loro account sui social media e altri dettagli come genere, data di nascita, diplomi e professione, che gli utenti hanno condiviso volontariamente sui loro profili pubblici.

Per raccogliere i dati è bastato utilizzare strumenti automatizzati per eseguire la scansione di LinkedIn, e compilare i dati di milioni di profili in un formato facilmente leggibile, riporta Tech Radar.

Anche se nessun dato sensibile è stato diffuso, la raccolta di informazioni disponibili pubblicamente su larga scala può comunque mettere gli utenti a rischio di spam e attacchi di phishing.

A seguito del secondo caso di scraping di questo tipo, a fine giugno, LinkedIn aveva dichiarato che non si trattasse di “una violazione dei dati” e che nessun dato privato dei membri” era stato esposto.

Il social network non sembra ancora voler prendere sul serio questi incidenti e non ha implementato misure anti-scraping più solide. Gli hacker possono raccogliere informazioni relative agli utenti praticamente senza opposizione.

L’azienda americana ha però assicurato che “quando qualcuno cerca di prendere i dati dei membri e utilizzarli per scopi che LinkedIn e i nostri membri non hanno accettato, lavoriamo per fermarli e ritenerli responsabili”.

LinkedIn è anche impegnato in una battaglia legale con la società rivale hiQ Labs che estraeva i dati pubblici da LinkedIn. HiQ sostiene che una sentenza contro lo scraping dei dati potrebbe “avere un profondo impatto sull’accesso libero a internet”. La Corte Suprema americana ha chiesto a una Corte di appello di riesaminare il caso, che aveva visto all’inzio prevalere la posizione di hiQ Labs.

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