Wired Italia La crociata di Apple contro le newsletter e il tracciamento via email

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Con le nuove versioni dei suoi sistemi operativi, appena presentati alla conferenza per gli sviluppatori sulla piattaforma virtuale di Apple, l’azienda di Cupertino vuole bloccare anche i pixel attivi nelle email (ad esempio, il download delle immagini contenute nel messaggio) che permettono al mittente di tracciare il comportamento del destinatario: cioè quando la mail è stata scaricata, quando e quante volte è stata aperta.

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(foto: Jaap Arriens/NurPhoto)

Informazioni che possono essere abusate per tracciare al di là della loro volontà e della consapevolezza stessa gli utenti, ma che vengono anche usate dalle attività commerciali come le newsletter per avere statistiche sull’effettiva lettura delle mail e per fornire pubblicità contestualizzata.

Nel business della pubblicità gli utenti sono il prodotto, gli inserzionisti gli acquirenti e i mezzi di comunicazione sono i commercianti. Ieri questo era vero per la televisione, dove i canali televisivi vendevano agli inserzionisti pubblicitari il pubblico di spettatori attratto dai contenuti che venivano trasmessi tra una pubblicità e l’altra. Oggi invece è vero per il web, dove, almeno per adesso, le pubblicità pagano il conto di tutto. Altrimenti, concordano gli analisti, si andrebbe verso un modello di internet a pagamento: newsletter, siti web, servizi online.

Mail Privacy Protection, la tecnologia che Apple sta per introdurre nei suoi client di posta per iOS, iPadOS e macOS, e che permette agli utenti in maniera facoltativa di bloccare il tracciamento tramite i pixel attivi, blocca dunque il tracciamento sia dello spam che dei servizi come quelli erogati per tutte le altre piattaforme che usano la mail come strumento di comunicazione e di marketing incluso dalle newsletter. Quest’ultimo mercato, in crescita da tempo, è diventato molto ampio, soprattutto durante il lockdown, ed è un fenomeno economico consolidato che muove i fatturati e fa nascere startup.

Email/pec/posta elettronica (Getty Images)

(foto: Getty Images)

Un blocco su larga scala operato da Apple avrebbe un effetto importante sulla capacità di fare tracking: il client di posta di Apple è usato dal 93% degli utenti di iPhone. Ma verrebbe enormemente amplificato se anche Google decidesse di seguire. Google ha già seguito Apple sulla strada del blocco dei cookie di terze parti (che Safari, il browser di Apple, fa già da tempo) e con le limitazioni al passaggio delle informazioni da una app all’altra dei telefonini (per questo Apple ha creato la tecnologia chiamata App Tracking Transparency).

Negli Usa il 96% degli utenti ha negato il permesso al tracciamento usando App Tracking Transparency. Se questo tasso di blocco venisse trasferito anche nel settore delle mail, e se Google con Gmail (il primo servizio di posta al mondo) dovesse seguire le tracce di Apple, magari limitando la misura solo a un suo meccanismo proprietario, le conseguenze per il mercato della pubblicità e il marketing delle terze parti sarebbero molto rilevanti.

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