Wired Italia La Cina ha bloccato diversi profili sui social network legati alle criptovalute

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Cina criptovalute social

(foto: Roslan Rahman/AFP via Getty Images)

Sebbene sia un mercato in crescita e sempre più mainstream, le criptovalute non piacciono a tutti. La Cina, infatti, da settimane sta intensificando la sua guerra a bitcoin e simili e nei giorni scorsi ha dato un ulteriore giro di vite.

Il popolare sito di social media Sina Weibo – una versione cinese di Twitter, come si dice di solito, anche se in realtà le due piattaforme presentano anche differenze significative – durante il fine settimana ha chiuso una serie di account molto seguiti legati al mondo delle criptovalute. Un messaggio ora informa gli utenti che questi account, adesso inaccessibili, violano “leggi e regole”.

È il giorno del giudizio per gli opinion leader delle criptovalute”, ha scritto un popolare commentatore di bitcoin di Weibo, tale Woman Dr. bitcoin mini, che sabato ha visto bloccato anche il suo account principale. Sarebbero una dozzina in tutto i profili sospesi che avevano collettivamente 5 milioni di seguaci.

Il mese scorso, il Consiglio di stato cinese aveva promesso di reprimere il mining e il commercio di bitcoin, intensificando una campagna contro le criptovalute. Pochi giorni prima tre organismi del settore avevano vietato i servizi finanziari e di pagamento correlati alle criptovalute.

Attualmente in Cina esiste un’ambiguità legale riguardo alle operazioni con le criptovalute. Dal 2017 sono illegali gli scambi locali di criptovalute e gli strumenti finanziari, come le offerte iniziali di denaro, legati alle monete digitali. Tutte queste ordinanze finora sono state emesse da organi amministrativi e non hanno scoraggiato l’utilizzo di criptovalute in modo significativo. Secondo quanto riportano fonti di stampa internazionale Pechino starebbe ora pensando di introdurre il divieto di scambiare criptovalute anche nel codice penale.

Una delle ragioni che in parte spiega questa contrarietà alle criptovalute è che le autorità cinesi sono diventate sempre più diffidenti nei confronti dell’impatto energetico dell’estrazione di bitcoin perché minaccia gli sforzi del presidente Xi Jinping per posizionare la Cina come leader sul clima.

Un recente ricerca della britannica Nature Communications, citata dal Wall Street Journal, ha scoperto che le operazioni di mining di bitcoin su larga scala che spesso sfruttano l’energia idroelettrica a basso costo sono già tra le prime 10 industrie per consumo di elettricità in Cina.

Il recente blocco degli account su Weibo segue una campagna mediatica contro il trading di criptovalute. L’agenzia di stampa ufficiale cinese Xinhua ha pubblicato diversi articoli su una serie di truffe legate alle criptovalute, mentre l’emittente statale Cctv ha spiegato che la criptovaluta è un bene poco regolamentato, spesso utilizzato nel commercio del mercato nero, nel riciclaggio di denaro, nel contrabbando di armi, nel gioco d’azzardo e nel traffico di droga. Questa repressione è stata intensificata mentre la banca centrale cinese sta accelerando i test della propria valuta digitale.

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