(foto: screen da Brave Search)
Il browser indipendente Brave punta tutto sulla privacy anche per il lancio del suo motore di ricerca, chiamato Brave Search. La promessa è quella di non tracciare né profilare gli utenti in base alle loro query di ricerca, in nome della sicurezza e riservatezza. Brave Search è ancora in versione Beta, ma è già disponibile al download su desktop, Android e iOs e all’indirizzo brave.search.com su qualsiasi browser. La società ha annunciato che diventerà il motore di ricerca predefinita nel browser di Brave entro la fine dell’anno.
Brave non era già un browser qualsiasi, è stato il primo ad essere dotato di supporto nativo Ipfs (InterPlanetary File System), un’alternativa al protocollo Http che connette il browser con un sistema di nodi collegati tra loro. Http lavora invece collegando il browser a dei server centralizzati. Brave ha recentemente superato 32 milioni di utenti attivi mensili e ora Brave Search arricchisce il browser che sfida i grandi della rete e offre un’alternativa a chi vuole un motore di ricerca che mette la privacy al primo posto.
Brave Search usa un proprio indice indipendente per mostrare i risultati di ricerca ma, quando non ne abbia in qualità sufficiente, rimanda a dei risultati di Bing, il motore di ricerca di Microsoft. Nel tempo, man mano che i crawl di Brave scansioneranno una parte più grande di Web, dovrebbe fare meno affidamento sui risultati di terze parti.
Secondo l’azienda anche la trasparenza con gli utenti sarà massima. Non c’è “nessun metodo o algoritmo segreto per influenzare i risultati e presto avremo modelli di ranking aperti curati dalla comunità per garantire la diversità e prevenire pregiudizi algoritmici e censura totale”, scrive in un comunicato la società. Brave Search sarà presto anche aperto e disponibile per alimentare anche altri motori di ricerca.
Brave Search non ospitata annunci pubblicitari e non è ancora chiaro con che modello di business si sosterrà. Il browser di Brave, blocca già le pubblicità online per impostazione predefinita, ma l’azienda può vendere annunci che gli utenti possono abilitare in cambio della ricezione di piccole quantità della sua criptovaluta chiamata Bat.
Esistono già motori di ricerca simili che non tengono traccia degli utenti, come DuckDuckGo e Startpage. Scrive Input Magazine che però nei confronti di questi Google ha un vantaggio molto maggiore nell’indicizzazione dei risultati e, di conseguenza, “DuckDuckGo sembra una versione di Google di tre o quattro anni fa. Anche se vuoi allontanarti da Google in modo che le informazioni personali sensibili non vengano diffuse, farlo è difficile perché la qualità della ricerca di Google è troppo alta”. Per questo motivo quella di Brave è una sfida difficile e appassionante, sarà davvero così coraggioso da riuscire a essere una valida alternativa al dominio di Google?
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