Wired Italia 27 applicazioni a tema lgbt+ sono state rimosse dall’App Store cinese

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Pride Lgbt+

(foto: Unsplash)

Dall’App store cinese sono sparite 27 applicazioni legate alla comunità lgbt+. A rivelarlo è un rapporto uscito lunedì e frutto di una ricerca congiunta da parte Fight for the Future, un gruppo di difesa dei diritti digitali con sede negli Stati Uniti, e GreatFire, con sede in Cina. C’è di mezzo la censura o bisogna cercare altre spiegazioni?

Da quanto emerge questa scomparsa sarebbe dovuta all’insieme di due fattori: la volontà di Apple di soddisfare la richiesta del governo cinese e dal timore degli sviluppatori delle applicazioni che hanno scelto, in modo preventivo, di non renderle disponibili in Cina.

Il rapporto, che estende la sua ricerca a 152 paesi del mondo, ha notato che solo l’Arabia Saudita, è davanti alla Cina per app lgbt+ non disponbili nel proprio App store, con 28. Nella monarchia del Golfo, però, l’omosessualità è criminalizzata, a differenza della Cina.

Secondo Evan Greer, direttrice di Fight for the Future, e musicista e scrittrice transgender di Boston “Apple sta usando bandiere arcobaleno nelle sue operazioni di marketing negli Stati Uniti, ma nel frattempo sta aiutando attivamente i governi di tutto il mondo a isolare, mettere a tacere e opprimere le persone lgbt+”.

Un’app non disponibile in un paese non significa necessariamente che Apple l’abbia censurata. Potrebbe essere stato lo sviluppatore a decidere di non renderlo disponibile in quel paese temendo che possa causare problemi e mettere nei guai l’intera app, anche in altri stati.

Un portavoce di Apple ha dichiarato a Protocol che Apple non ha rimosso le app lgbt+ citate nel rapporto come non disponibili in Cina. Il portavoce ha confermato che i proprietari delle app spesso prendono consapevolmente la decisione di non rendere la loro app disponibile in determinati paesi.

Benjamin Ismail, direttore della campagna e dell’advocacy di GreatFire e coordinatore del progetto Apple Censorship, ha spiegato che la loro ricerca non ha contato le app rimosse dai loro sviluppatori ma ha aggiunto che è molto più probabile che sia stata Apple a decidere di rimuovere le app.

“I pochi sviluppatori che hanno parlato con noi ci hanno detto che quando hanno saputo che l’app non era disponibile, non hanno provato a discuterne con Apple, pensando che non sarebbe cambiato nulla, ha detto Ismail.

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