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Parlando di attacchi hacker nei confronti delle aziende non è ormai più questione di “se” ma di “quando” capiteranno. A rendere palese questa percezioni di insicurezza, comune a molte attività, è il rapporto semestrale Cyber Risk Index (Cri), un sondaggio svolto da Trend Micro, società multinazionale che opera nel campo della cybersecurity.
Sulla base di un sondaggio tra 3.600 aziende, Trend Micro ha concluso che per l’86% di loro un attacco informatico serio nei prossimi dodici mesi è “da un po’ a molto probabile”, rispetto all’83% di un anno fa. Quattro su cinque (80%) ritengono sia probabile che nei prossimi mesi subiranno una violazione dei dati che influirà sui dati dei clienti. Le società interpellate sono di tutte le dimensioni operano in settori diversi in Nord America, Europa, Asia e America Latina.
Il sondaggio ha anche rilevato che il 24% delle aziende quest’anno ha subito sette o più attacchi informatici che si sono infiltrati nelle reti e sistemi, contro il 23% del rapporto precedente. Più di uno su cinque (il 21%) ha subito sette o più violazioni di risorse informative, rispetto al 19% del rapporto precedente. Tra gli intervistati, il 20% ha dichiarato di aver subito oltre sette violazioni dei dati dei clienti nell’ultimo anno, rispetto al 17% dell’ultimo rapporto.
ll rapporto ha tentato anche di quantificare il rischio di attacchi a cui le aziende sono sottoposte in base alla posizione geografica. Emerge che gli Stati Uniti sono il luogo più a rischio con l’Europa seconda. Tutte le regioni sono comunque a un livello di “rischio elevato”. Secondo il sondaggio, i primi tre tipi di dati a più alto rischio di perdita o furto sono informazioni finanziarie, informazioni riservate delle aziende e dati dei consumatori.
Il cloud computing è stato uno dei due principali pericoli segnalati, con molti intervistati che hanno ammesso di spendere “risorse considerevoli” per gestire i rischi di attacchi tramite terze parti, ad esempio i fornitori di servizi cloud.
La paura di attacchi informatici è ben spiegato dal grande aumento soprattutto dei ransomware, nell’ultimo periodo. Si tratta di virus malevoli che paralizzano i sistemi di aziende e istituzioni – come è successo alla Regione Lazio in questi giorni – chiedendo il pagamento di un riscatto per lo sblocco.
Rispetto al primo trimestre del 2020, gli attacchi di questo tipo, nel medesimo intervallo del 2021, hanno fatto segnare un aumento del 422%, secondo un una ricerca condotta dalla società di cybersecurity FireEye.
Anche la quantità di riscatti pagati a seguito di questi attacchi è aumentata del 341% nel 2020 rispetto all’anno prima, passando da 93,4 milioni di dollari a 412 milioni, secondo un report della società di analisi di criptovalute Chainanalysis.
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