Foto: Unspalsh
Facebook ha bannato gli account personali di un gruppo di ricercatori che partecipavano al progetto Ad Observatory dell’Università di New York, sulla trasparenza degli annunci e la diffusione della disinformazione sul social network, accusandoli di avere violato i termini di servizio. Facebook afferma che gli accademici hanno ottenuto dati degli utenti senza autorizzazione, mentre i ricercatori sostengono di essere stati messi a tacere per aver esposto i problemi della piattaforma.
This evening, Facebook suspended my Facebook account and the accounts of several people associated with Cybersecurity for Democracy, our team at NYU. This has the effect of cutting off our access to Facebook’s Ad Library data, as well as Crowdtangle. 1/4
— Laura Edelson (@LauraEdelson2) August 4, 2021
Come il gruppo ha spiegato a maggio, il loro obiettivo è scoprire chi paga per gli annunci politici e come viene targetizzato il pubblico. Questo lavoro mira a comprendere meglio come si diffonde la disinformazione su Facebook, visto che l’azienda non verifica gli annunci politici.
Il gruppo ha esaminato per diversi anni la libreria di annunci di Facebook, che però non condivide tutti i dati volontariamente. I ricercatori americani hanno quindi creato un plug-in del browser chiamato Ad Observer, che raccoglie automaticamente dati su quali annunci politici vengono mostrati agli utenti e perché tali annunci vengono indirizzati proprio a loro.
Il plug-in non raccoglie alcuna informazione di identificazione personale, incluso il nome degli utenti, il numero identificativo di Facebook o l’elenco degli amici, secondo quando riferiscono i partecipanti al progetto.
La sospensione degli account e l’impossibilità di raccogliere questi dati, danneggerà anche molti giornalisti. Come scrive The Verge, le storie che derivano direttamente da questo lavoro raccontano “l’incapacità di Facebook di rivelare chi paga per alcuni annunci politici” e quanto “la disinformazione di estrema destra sia più coinvolgente della disinformazione proveniente da fonti di centro o di sinistra”.
Mike Clark, direttore della gestione dei prodotti di Facebook, ha scritto in un post sul blog che la società di Menlo Park accoglie con favore la ricerca ma che questa non dovrebbe compromettere la sicurezza della piattaforma o la privacy degli utenti. L’azienda ha offerto ai ricercatori una serie di “metodi di protezione della privacy” per raccogliere e analizzare i dati, ha affermato Clark.
Già l’estate scorsa, ai ricercatori è stato detto che la loro estensione per il browser dell’Osservatorio degli annunci violava i termini di Facebook e gli era stato chiesto di interrompere la raccolta dei dati dalla piattaforma.
Laura Edelson, una ricercatrice della New York University coinvolta nel progetto e il cui account personale è stato bandito da Facebook, afferma che la società vuole porre fine al controllo indipendente della sua piattaforma.
La decisione di chiudere il loro accesso arriva sullo sfondo della revisione da parte di Facebook del modo in cui i ricercatori utilizzano i suoi strumenti. La società di Mark Zuckerberg ha infatti eliminato molti modi per accedere ai dati da terze parti sulla scia dello scandalo Cambridge Analytica. Una nuova Api per accedere a dati di questo tipo per finalità di ricerca dovrebbe essere lanciata entro la fine dell’anno.
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