Wired Italia Amazon Web Services ha messo al bando Nso, l’azienda produttrice di Pegasus

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Amazon Web Services

(foto: Flickr)

Amazon Web Services (Aws) ha bandito Nso, la società israeliana che commercia lo spyware Pegasus. Questo è avvenuto un giorno dopo la pubblicazione di un’inchiesta secondo cui questo software sarebbe sarebbe stato utilizzato per prendere di mira i telefoni di attivisti per i diritti umani, giornalisti e politici in tutto il mondo per mano di governi più o meno autoritari.

Secondo l’indagine coordinata da Amnesty International Pegasus, dopo avere compromesso i telefoni degli obiettivi, gestiva i dati attraverso servizi commerciali come Aws e Amazon CloudFront.

Vice osserva che un rapporto del 2020 descriveva già in precedenza il fatto che Nso utilizzasse i servizi Amazon. Amnesty International ha riferito di aver contattato Amazon in merito all’attività di Nso e Amazon ha risposto vietando gli account relativi all’azienda.

“Quando abbiamo appreso di questa attività, abbiamo agito rapidamente per chiudere l’infrastruttura e gli account pertinenti”, ha confermato a The Verge un portavoce di Amazon Web Services .

Aws non era l’unico servizio di questo tipo utilizzato da Nso. Il rapporto di Amnesty International lo collega a diverse altre società, tra cui DigitalOcean e Linode. Nso avrebbe preferito usare i server in Europa e negli Stati Uniti.

Nso ha sempre affermato di vendere Pegasus alle agenzie di intelligence e alle forze di polizia per sorvegliare terroristi e criminali informatici. Quanto emerge dal lavoro di Amnesty International, Forbidden Stories e 17 organi stampa è ben diverso. L’indagine sostiene che governi di mezzo mondo lo hanno usato indiscriminatamente contro personaggi politici, dissidenti e giornalisti.

Il malware Pegasus entra nei telefoni sfruttando falle nella sicurezza di servizi come iMessage. Pegasus una volta violato un sistema è in grado di raccogliere dati dal telefono o attivare fotocamera e microfono per sorvegliare l’obiettivo.

Dalle analisi condotte su campione di telefoni appartenenti a obiettivi come giornalisti del New York Times e Associated Press, nonché a due donne vicine al giornalista saudita assassinato Jamal Khashoggi, emerge che 37 di questi smartphone contengono tracce di un attacco o di un tentativo di attacco con Pegasus. Nso ha risposto alle accuse definendole “piena di ipotesi errate e teorie non confermate”.

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