Wired Italia WhatsApp è stata multata per 225 milioni di euro per non aver detto che scambiava dati con Facebook

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Whatsapp e Telegram (Getty Images)

London, UK – July 19, 2018: The buttons of Whatsapp, Messenger, Telegram, Pinterest Whatsapp e Telegram (Getty Images)

WhatsApp è stata multata per 225 milioni di euro dal Garante della privacy irlandese. La multa è scattata a seguito di un’indagine sulla trasparenza dell’app di messaggistica, proprietà di Facebook, relativa alla condivisione dei dati personali degli utenti con altre società del colosso tecnologico di Menlo Park.

Secondo l’autorità irlandese, WhatsApp non avrebbe informato i suoi utenti sullo scambio di dati personali che avviene tra l’app e le altre aziende di Facebook, violando le disposizioni europee sulla protezione dei dati del 2018, sancite dal Gdpr (il regolamento generale per la protezione dei dati personali dell’Unione). Per questo il Garante ha stabilito che WhatsApp dovrà pagare una sanzione di 225 milioni di euro e prendere adeguati provvedimenti per risolvere il problema, uniformandosi alle norme del Gdpr. I portavoce dell’app hanno contestato la decisione, riporta l’agenzia Reuters, definendo “completamente sproporzionata” la multa e annunciando il ricorso in appello.

Il pronunciamento della Data protection commission irlandese (Dpc) è arrivato dopo molte critiche rispetto alla sua inazione nei confronti dei giganti tecnologici. Lo scorso aprile infatti, il Centro europeo per i diritti digitali Noyb aveva segnalato come in un anno solo 7 reclami su 10mila, presentati al Garante irlandese, si fossero conclusi con una decisione. Mentre tutti gli altri finivano in archivio. La stessa indagine su WhatsApp, che ha portato alla multa da 225 milioni di euro, è iniziata nel 2018 e la decisione è arrivata solo in seguito a un sollecito fatto lo scorso luglio dal Consiglio europeo per la protezione dei dati.

Il commento dell’attivista Schrems​


Max Schrems, avvocato austriaco per i diritti digitali e fondatore di Noyb, che ha contribuito con alcune cause fondamentali al rafforzamento delle regole europee sulla protezione dei dati personali mettendo nel mirino proprio Facebook.

Schrems ha commentato la sentenza del Garante irlandese sottolineando come questa decisione riguardi solo uno delle migliaia di richiami che l’autorità riceve ogni anno. “Accogliamo con favore la prima decisione del regolatore irlandese – ha detto Schrems – tuttavia, la Dpc aveva proposto inizialmente una multa di soli 50 milioni di euro e solo dopo essere stato costretta dalle autorità europee la ha alzata a 225 milioni, che in ogni caso rappresentano solo lo 0,08% del fatturato del gruppo Facebook. Mentre il Gdpr prevede multe fino al 4% del fatturato. Per Schrems l’autorità irlandese non funziona ancora al meglio e l’attivista invita ad attendere il risultato dell’appello prima di cantare vittoria.

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