Wired Italia La Russia stringe il controllo su internet mentre si avvicinano le elezioni

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Putin

Foto: Mikhail Svetlov/Getty Images

Mentre si avvicinano le elezioni legislative che si terranno tra il 17 e il 19 settembre la Russia sta aumentando il suo controllo su internet come dimostrano le notizie di questi giorni. L’ultima mossa in ordine di tempo passa per un tribunale.

Il 14 settembre la corte russa di Tagansky ha inflitto multe a gestori di social network e app di messaggistica per non aver eliminato contenuti che Mosca ritiene illegali, come i riferimenti a un’app legata all’oppositore del premier Vladimir Putin, Alexei Navalny, ora in carcere. Le sanzioni ammontano a 21 milioni di rubli (287.850 dollari) e hanno colpito Facebook, Twitter e Telegram.

Contro il “voto intelligente”​


La Russia ha in precedenza accusato Google e Apple di interferenze elettorali perché si sarebbero rifiutate di rimuovere la stessa app, chiamata Navalny, dai loro store. L’applicazione è un tentativo di catalizzare il “voto intelligente” – smart voting – delle opposizioni suggerendo quali candidati indipendenti abbiano più possibilità di vincere in ogni elezione. A Google sarebbe anche stato chiesto di vietare i riferimenti alla frase “voto intelligente” nel suo motore di ricerca.

In Russia nei prossimi giorni si eleggono i 450 membri della camera bassa, la Duma, oltre a diversi rappresentanti locali. Alla Duma il partito di Vladimir Putin, Russia Unita, detiene attualmente 334 seggi, ma la popolarità del presidente è in calo.

Il blocco della rete​


Il sito dedicato al “voto intelligente” è stato oscurato in questi giorni e le autorità stanno cercando di renderlo irraggiungibile in ogni modo. Il colosso delle telecomunicazioni russo Rostelecom, principale fornitore di servizi digitali del Paese, ha chiesto con una lettera alle sue filiali di vietare l’accesso ai server Dns di Google e Cloudflare. I Dns sono dei database di siti internet che consentono di aggirare eventuali blocchi dei domini in alcune parti del del mondo.

La notizia è circolata quando è la lettera di Rostelecom è apparsa sul canale Telegram ZaTelecom. L’autenticità della nota è stata poi confermata al media russo Rbk da un rappresentante della compagnia. L’obiettivo ufficiale di questa novità sarebbe quello di “organizzare un accesso stabile a internet”. Nella pratica si tratta di un altro modo per impedire l’aggiramento dei blocchi a siti e app vietati da Mosca

Da una settimana l’agenzia russa che supervisiona le comunicazioni, Roskomnadzor ha bloccato anche gli accessi ai principali servizi di Virtual private network (Vpn), un altro modo per aggirare restrizioni rete e di navigare con un maggiore anonimato. L’agenzia federale ha motivato la decisione spiegando che le Vpn davano accesso a contenuti ritenuti illegali.

L’appello delle ong​


A fronte di quello che sembra un vero e proprio giro di vite pre-elettorale l’organizzazione per i diritti digitali Access Now e la coalizione KeepItOn, che monitora il controllo della rete da parte delle autorità, hanno chiesto con una lettera aperta ai giganti dei social media di “difendere i diritti umani e resistere agli ordini del governo di chiudere e censurare piattaforme internet, applicazioni e servizi”, denunciando le pressioni subite.

Agire sulla rete per limitare il dissenso, “spegnendo internet”, oscurando siti o rendendo lenta la connessione, è una strategia che negli ultimi anni è diventata la normalità in molti Paesi, come è stato ben documentato anche da recenti rapporti.

Il tentativo russo di ostacolare l’organizzazione di un’opposizione in rete è in corso da tempo. A marzo, per esempio, il regolatore statale delle comunicazioni ha rallentato la velocità di Twitter per non aver rimosso abbastanza rapidamente materiale ritenuto vietato. Le autorità russe hanno annunciato anche altre misure per fare pressioni sui colossi del web che operano nel Paese, come chiedere alle piattaforme di avere degli uffici in loco e archiviare i dati in server russi. Inoltre, scrive Reuters, martedì 14 settembre il governo ha pubblicato i suoi piani per imporre nuove tasse sui servizi digitali di proprietà straniera, per favorire lo sviluppo del suo settore tecnologico.

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