Wired Italia La Russia ha bloccato l’accesso ai più diffusi servizi di Vpn

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(Photo by Thierry Chesnot/Getty Images)

La Russia ancora contro le Vpn. L’agenzia federale russa responsabile della supervisione delle comunicazioni, Roskomnadzor, ha bloccato in questi giorni l’accesso a sei servizi di Virtual private network (Vpn), tra i più usati dagli utenti per localizzarsi in altre parti del mondo e proteggere il traffico dei dati in entrata e in uscita. La notizia arriva dalla stessa Roskomnadzor che in una nota ha fatto sapere di avere sospeso la possibilità di utilizzare Vpn come Hola! Vpn , ExpressVpn , KeepSolid Vpn Unlimited, Nord Vpn, Speedify Vpn e IPVanish Vpn.

L’agenzia russa ha motivato la decisione spiegando che usando questi servizi gli utenti possono visualizzare contenuti pedopornografici o comprare droga online. Ma è chiaro che l’intento è un altro. Le Vpn, che hanno visto aumentare il loro utilizzo di recente, consentono di agli utenti di internet un maggiore livello di anonimato in rete sottraendoli quindi al controllo di Mosca sulla rete.

Tech.co ricorda che le Vpn non sono strettamente illegali in Russia, ma devono essere approvate dallo stato, e suggerisce che quelle bloccate potrebbero avere rifiutato di sottostare alle stringenti regole del governo russo. Una in particolare, NordVpn, già in passato aveva rifiutato esplicitamente di collaborare con le autorità di Mosca.

Il governo impone a quali siti gli utenti possono e non possono accedere, oltre a supervisionare gli utenti che usano Vpn e su ciò che stanno facendo. È per questo motivo che molti provider di Vpn hanno smesso di offrire i loro servizi nel 2019.

Bloomberg nota che questo recente blocco arriva mentre il Paese si prepara per le elezioni parlamentari alla fine di questo mese. La Russia inoltre in questi giorni ha accusato Google e Apple di interferenze elettorali per il loro rifiuto di rimuovere un’app pubblicata dall’oppositore di Vladimir Putin, ora in carcere, Alexei Navalny.

La Russia ha già adottato una serie di misure per aumentare il proprio controllo su internet negli ultimi anni, comprese leggi controverse che impongono alle aziende di archiviare i dati degli utenti russi su server situati nel Paese. Ha anche imposto diverse multe ai giganti dei social media per non aver rimosso contenuti che per le autorità violerebbero le leggi locali. Tra questi, per esempio, vi sono messaggi che, secondo Mosca, incoraggiano i minori a partecipare a proteste non autorizzate. Motivo per cui è da tempo nel mirino la stessa Telegram, lanciata nel 2013 dallo sviluppatore russo Pavel Durov.

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