Wired Italia Facebook ha fornito dati incompleti sulle fake news alle università

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Menlo Park Facebook

Foto: Josh Edelson/Afp/Getty Images

Prosegue il travagliato rapporto tra Facebook e i ricercatori. Il social network ha consegnato dei dati incompleti ad alcuni accademici che stavano conducendo i loro studi sulla cattiva informazione che circola sulla piattaforma, rischiando di vanificare mesi di studi.

Questi dati contenevano le informazioni su appena la metà degli utenti negli Stati Uniti, e non su tutti, come sarebbe dovuto essere. Oltre a questo nei rapporti condivisi da Facebook erano presenti solo utenti, le cui interazioni indicavano un orientamento politico chiaro. Facebook tuttavia aveva promesso ai ricercatori la massima trasparenza e l’accesso a tutte le interazioni dei suoi utenti negli ultimi due anni per monitorare la diffusione della disinformazione sulla piattaforma.

Ad accorgersene è stato per primo Fabio Giglietto, un professore dell’università di Urbino. Giglietto ha comparato i dati ricevuti con un report di Facebook sui contenuti più visti negli Stati Uniti nel secondo trimestre del 2021, accorgendosi che i due dataset non corrispondevano.

Facebook ha avvisato i ricercatori del problema e si è scusato con loro per “l’inconveniente” che potrebbe aver causato con una mail. Inoltre venerdì l’Open Research and Transparency di Facebook ha avuto un incontro da remoto con i ricercatori interessati. Megan Squire, una ricercatrice che era presente, ha detto al New York Times che in quella riunione erano presenti 47 persone e che “ognuno di quei progetti è a rischio, e alcuni sono completamente distrutti.

La società, per mezzo dei suoi portavoce, ha fatto sapere che si è trattato di un errore tecnico che sta cercando di risolvere, ma ci potrebbero volere delle settimane. Facebook ha specificato però che i dati degli utenti fuori dagli Stati Uniti che ha condiviso con i ricercatori sono corretti.

Dati puliti​


Ottenere dati accurati da Facebook non è sempre facile, come è stato confermato anche di recente. Il New York Times ad agosto ha scoperto che Facebook aveva accantonato un rapporto sul suo primo trimestre, per rilasciare invece il 18 agosto quello sui successivi tre mesi che dipingeva la sua piattaforma in una maniera meno negativa. Nel rapporto nascosto nel cassetto, e alla fine ha pubblicato dopo la storia del Times, emergeva che la notizia più vista dagli utenti americani a inizio 2021 diffondeva dubbi sui vaccini contro Covid-19.

I ricercatori che studiano Facebook hanno avuto dei problemi anche quando hanno usato strumenti propri per mettere insieme le informazioni di cui avevano bisogno. Ad agosto Facebook ha disabilitato gli account degli accademici che lavoravano al progetto Ad Observatory della New York University accusandoli di raccogliere dati in maniera non autorizzata. Il team utilizzava un’estensione del browser per raccogliere informazioni sugli annunci politici. Laura Edelson, ricercatrice a capo del progetto, ha sostenuto che Facebook avesse in realtà interesse a far tacere il suo team perché – ha detto ad Engadget“questo lavoro mette in luce i problemi della piattaforma”.

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