Wired Italia Cgi influencer, chi sono i personaggi virtuali che spopolano su Instagram

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Rozy è una Cgi influencer coreana.

Rozy è una Cgi influencer coreana.

Gli influencer vengono spesso accusati di essere falsi e costruiti, ma cosa dire quando la notorietà sui social viene raggiunta da soggetti dichiaratamente non reali? È il caso dei Cgi influencer, personaggi del web realizzati con la tecnica computer-generated imagery che appaiono come giovani uomini e donne intenti nelle tipiche attività da social.

Il trend degli influencer virtuali – o robot-influencer come vengono soprannominati – ha preso il largo su Instagram e sugli altri social media: i loro account ottengono milioni di views e vedono aumentare i propri follower, mentre i creatori si tengono nell’ombra. Per i fan pronti a mettere like e per le aziende in cerca di pubblicità, i Cgi influencer non sono poi così diversi da quelli reali, ma gli esperti di marketing si interrogano sulla possibile durata di questo trend.


Primo giorno di scuola di nuoto sincronizzato” c’è scritto nella caption di uno degli ultimi post di Lil Miquela, influencer con tre milioni di follower. Nell’immagine ecco la protagonista a bordo piscina con un’amica. Ma una delle due persone fotografate non è reale: Lil Miquela è infatti una Cgi influencer creata al computer dall’agenzia di marketing Brud di Los Angeles. Si può dire che sia stata proprio lei a dare il via al fenomeno nel 2016, quando è sbarcata su Instagram. Ora è un volto fisso nelle riviste di moda e promuove una vasta gamma di prodotti, ha lanciato delle canzoni su Spotify e quotidianamente pubblica immagini dai luoghi famosi della città californiana. Fino a quando i creatori non hanno rivelato la sua vera provenienza, molti dei suoi fan erano convinti che fosse un’adolescente in carne e ossa. D’altronde Lil Miquela mette in mostra su Instagram la classica vita da influencer: un incontro con le amiche dove sono gli outfit colorati a spiccare, una cena in un ristorante chic con l’immancabile foto al piatto, una story nella quale si riprende mentre cammina. La giovane interagisce spesso con altri personaggi, reali e non: in quest’ultima categoria rientrano Blawko e Bermuda, altri due robot-influencer di successo creati da Brud. Litigi, discussioni e flirt fra influencer virtuali vengono descritti nelle caption che accompagnano le foto, mentre i commentatori – si presume reali – discutono su chi ha ragione e difendono il personaggio preferito. Di recente, l’agenzia Brud è stata valutata 125 milioni di dollari ed è stata acquisita dalla startup di Nft Dapper Labs.

Il mondo degli influencer virtuali​


Nell’autunno 2018, la casa di moda di lusso francese Balmain ha lanciato una campagna con tre modelle digitali. Due dei modelli sono esclusivi del marchio Balmain, mentre la terza, Shudu, è una free agent conosciuta come la prima top model digitale al mondo. Il fotografo di moda britannico Cameron-James Wilson ha creato Shudu, che ora ha più di 200mila follower su Instagram, insieme ad altri nuovi personaggi virtuali. “Quando è arrivato un punto in cui la maggioranza pensava che fosse reale, ho detto ok, è andata avanti abbastanza a lungoha detto Wilsone ho dimostrato che non si trattava solo di un’immagine una tantum. È stato allora che ho capito che non doveva essere più una situazione ambigua e ho chiarito la sua provenienza“.

In Corea del Sud spopola Rozy, 101mila follower e neanche un centimetro di pelle vera, dato che anch’essa è stata creata al computer. Rozy ha fatto la modella per Chevrolet e pubblica post su marchi di trucco e moda sul suo account. Grazie ai prodigi della grafica, questi personaggi possono passare per reali a uno sguardo disattento, proprio come quelli messi in atto sui social network quando si passa il pollice velocemente da un account all’altro. Secondo il sito HypeAuditor, gli influencer virtuali ottengono quasi tre volte più reach degli influencer reali. Ciò significa che i follower sono maggiormente propensi a seguire i contenuti degli influencer virtuali e cliccare sui link proposti da loro.


Da un punto di vista commerciale, i Cgi influencer offrono numerosi vantaggi alle aziende rispetto alle loro controparti in carne e ossa. Non invecchiano, non possono incorrere in scandali e riescono a cambiare il proprio aspetto in ogni post senza bisogno di makeup artist o nuovi abiti. Oggi il giro d’affari degli influencer viene valutato intorno ai cinque miliardi di dollari secondo uno studio di InfluencerDB; la spesa per questo tipo di marketing è destinata a crescere negli anni a venire. Il rapporto ha stimato che il 39% di tutti gli account di Instagram è gestito da influencer. Considerando che potrebbe esserci un miliardo di utenti attivi sulla piattaforma, ci sono già molti con cui competere. L’aggiunta dei protagonisti robot rischia di stravolgere un mercato già saturo, ma per ora l’effetto novità sembra funzionare. “Non c’è molta differenza tra una persona reale e uno di questi account Cgi – ha detto l’esperto di marketing Buzz Carter – se l’interazione e la fiducia ci sono, una campagna con Lil Miquela sarà efficace quanto quella con qualsiasi altro influencer”. Al momento gli influencer virtuali sono una rarità, ma dato l’iniziale successo è probabile che a breve nuovi personaggi non reali inizino a intasare le bacheche. “Oggi cucino io” scrive Rozy con una foto davanti a un piatto con uova e verdure. Sarà cibo vero?

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